Monitoraggio in tempo reale
Siamo appena entrati nell’era di Copernicus, il sistema di monitoraggio della Terra che in tempo reale fornirà dati liberi ai cittadini europei e, per chi non lo sapesse, abbiamo fatto un grande investimento economico e sinergico con gli altri paesi della UE. Per riprendere le parole del ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini, ci troviamo di fronte ad un “brillante esempio di valorizzazione delle infrastrutture e delle capacità esistenti in Europa, in cui la dimensione dell’Osservazione della Terra assume un ruolo importante per gli obiettivi e gli investimenti previsti nella ricerca del prossimo futuro”. Un sistema che alla fine costerà più di 4 miliardi di euro, da ripartire tra i vari paesi dell’Unione, e che ci procurerà un indotto di 20 miliardi di euro entro il 2030, secondo gli esperti dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Recentemente ho assistito ad una conferenza, organizzata dall’Agenzia Spaziale Italiana in occasione dell’avvio del semestre di presidenza italiana della UE, che ha visto più di 350 delegati con interventi di rappresentanti delle istituzioni pubbliche italiane ed europee coinvolte in programmi spaziali come utilizzatori degli stessi, i quali hanno dato una chiara esposizione dei programmi e delle attività in corso. Devo dire che è stato un momento focale per rendersi conto di quanti progetti, attività e ricerche siano state effettuate in questi ultimi anni e di quanto si punti sui servizi Copernicus.
Una carrellata di oltre venti relatori rappresentanti di istituzioni chiave per il settore dell’Osservazione della Terra che, con pochi minuti a disposizione, hanno presentato un quadro così vasto di attività da far riflettere sull'immenso investimento che si sta attuando anche in una situazione di regressione come quella attuale.
Fra tutti colpisce l’importante sforzo per Cosmo SkyMed, un sistema pagato solo dall’Italia il cui costo è dell’ordine di grandezza dell’intero Copernicus, parzialmente dedicato a servizi civili, che rivolge la sua tecnologia avanzata a scopi militari, tanto da sorprendere persino gli americani, stupiti, come evidenziò uno dei documenti pubblicati da WikiLeaks, nello scoprire che l'Italia disponeva di una rete spaziale di sorveglianza militare. Colpiscono ancora i numerosi programmi e sistemi più o meno geospaziali messi a punto dalle varie istituzioni che agiscono sul territorio. Ma in tutto ciò quello che veramente si percepisce è la mancanza di regia, come se ognuno si facesse il suo programma quasi ignorando che altri fanno cose simili. Un dispendio di energie enorme che potrebbero essere convogliate al miglioramento e che invece si perdono in repliche spesso inutili e costose. Considerata la quantità di centri di ricerca e il numero stesso dei ricercatori, oggi come mai non si può evitare di pensare a costruire un bene collettivo mettendo a fattor comune vari componenti che dovrebbero perfettamente integrarsi.
Il settore delle applicazioni geospaziali soffre ora più che mai di mancanza di coordinamento, indirizzamento e ottimizzazione. L’interscambio di informazioni è limitato tra gli specialisti del settore e si evita, anche nei convegni, la diffusione interdisciplinare che dovrebbe contribuire alla crescita comune.
Copernicus, con 8 satelliti cooperativi ma operanti in diverse modalità, è un ottimo esempio di quelle azioni sinergiche che dovranno essere effettuate per uscire dalla attuale situazione di regressione economica e scientifica.
Un particolare sforzo affinché i dati di Cosmo Sky Med siano integrati in questo sistema è da auspicare sicuramente, per far sì che i cittadini europei possano finalmente fruire dell’investimento effettuato nel settore spaziale per l’osservazione della Terra.
(editoriale di Renzo Carlucci)